Editoriale

Foto: Luca Parisse
Lungi da me il voler sputare sul piatto dove mangio, o sminuire il lavoro del coach.
L’allenatore è un regista che, di concerto con l’atleta (che in realtà percepisce più di lui, ma talvolta non riesce a decifrarsi dall’interno), deve studiare delle strategie e saperle abbandonare; deve poter indirizzare un talento (ogni essere umano è un talento per qualcosa) senza danneggiarlo.
Però, a mio parere, oggi si rischia un eccesso di rigorismo. Molti allenatori impongono una estrema precisione nello svolgere i protocolli, come se fosse di importanza vitale rispettare in maniera accurata le percentuali esatte di intensità, l’esatto numero di serie, di ripetizioni, rispettando con pignoleria regole ferree sulla posizione degli angoli articolari, sulla retroversione o anteroversione di oscuri distretti e muscoli, la cui non attivazione renderebbe vano l’intero processo di allenamento.
Ma allora come spiegare il fatto che molti atleti di élite si allenano in modi completamente differenti gl…