Editoriale

Questo tracciato inizia così, da un progetto futuristico nato alla fine degli anni ’80 dall’entusiasmo di Stefano Righetti, che coinvolge alcuni compagni per tentare una linea ardita sull’estrema destra del grande muro. Tutto si interrompe dopo circa cento metri dall’attacco, davanti a placche di roccia liscia giudicate insuperabili senza un largo uso di mezzi artificiali, ritenuto inaccettabile.
Passano gli anni e alcune altre vie si aggiungono alla prima, a Specchio di Sara, sulla destra e sulla sinistra, tutte estremamente impegnative. Tutte, a parte la sopracitata, si interrompono a metà parete e non proseguono fino in vetta, a ben definire l’aspetto ormai prevalentemente sportivo che si sta delineando in alpinismo.
Con Massimo Faletti parliamo spesso di questo progetto interrotto, …