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Indice

Up Climbing 37

Sommario

  • Editoriale

    Editoriale
    Editoriale
  • La Marmolada e gli ultimi cavalieri Jedi…

    Dal passato al presente
    arrampicatore in parete
  • 50 anni di Marmolada

    Dal passato al presente
    arrampicatori in parete
  • La visione e l’etica ferrea di Rolly!

    Dal passato al presente
    arrampicatore in parete
  • La Marmolada di Philippe

    Dal passato al presente
    arrampicatore in parete
  • Sul Pesce (con i clienti)… e tanto altro!

    Dal passato al presente
    arrampicatore in parete
  • Sulla Sud con Bobo

    Dal passato al presente
    arrampicatori in parete
  • La mia storia sulla Sud della Marmolada

    Dal passato al presente
    arrampicatore in parete
  • Marmolada 3.0

    Dal passato al presente
    arrampicatori in parete
  • Hansjörg Auer

    Dal passato al presente
    arrampicatore in parete
  • Regale solitudine

    Dal passato al presente
    arrampicatore in parete
  • Madre Roccia

    Focus
    arrampicatore in parete
  • La Madre Roccia di Iris Bielli

    Focus
    arrampicatrice in parete
  • Massimo Faletti ITW

    Focus
    arrampicatore in parete
  • Marmolada, tra etica e storia: dai primi approcci all’apertura di Ego Land

    Dal presente al futuro
    Marmolada, tra etica e storia: dai primi approcci all’apertura di Ego Land
  • Sara Avoscan e Omar Genuin ITW

    Dal presente al futuro
    arrampicatore in parete
Indice

50 anni di Marmolada

Testo
Igor Koller
Traduzione
Luca Calvi
arrampicatori in parete
Igor Koller

impegnato in apertura sul quarto tiro di Amico Feo.
Foto: Arch. Koller.

La prima volta che sono stato sulla Marmolada era il 1973, ovvero più di cinquant’anni fa! All’epoca vivevamo in un mondo completamente diverso da quello di oggi, nel quale l’Europa era divisa in due blocchi, orientale e occidentale. Noi, purtroppo, vivevamo in quello comunista, decisamente non democratico.

Potevamo solo sognare di andare a scalare sulle Dolomiti o sulle Alpi occidentali, in quanto solo pochi eletti potevano viaggiare liberamente, in forma privata, nei Paesi occidentali, ed io non ero tra questi. Per fortuna avevamo la possibilità di andare sulle Alpi come rappresentanti della disciplina sportiva dell’alpinismo, da membri delle delegazioni nazionali. Le condizioni, però, erano dure. In forma ufficiale ricevevamo pochissimi soldi in valuta estera (che risparmiavamo per comprare l’attrezzatura d’arrampicata che a casa nostra non potevamo permetterci), e ci portavamo praticamente tutto il cibo da casa. I fiorini, i marchi tedeschi o le lire italiane che riuscivamo a rec…